Guino-Renoir, il colore della scultura

Il museo Hyacinthe Rigaud di Perpignan presenta dal 24 giugno al 5 novembre 2023 l’opera di Riccardo Guino, da tempo ridotto al ruolo di scalpellino di Maillol o progettista tridimensionale di opere di Auguste Renoir e Maurice Denis.

La mostra dedicata a Riccardo Guino (1890-1973) ha il merito di sollevare la questione essenziale della proprietà intellettuale degli artisti.

Artista contro Artigiano

Molti scultori dell’Ottocento, come Rodin, erano principalmente modellisti, incapaci di eseguire le loro opere in pietra dura. Il loro materiale è generalmente l’argilla, più raramente la cera. Successivamente, il modellatore prende l’impronta dell’originale in argilla per produrre prove identiche in gesso, un supporto da cui il fonditore realizza una replica in bronzo, o il scalpellino una copia fedele in marmo. Questo passaggio da un materiale all’altro richiede un grande know-how che, in linea di principio, non deve mai solleticare l’invenzione, dominio riservato dell’artista.

Figlio di un ebanista: un’educazione all’intelligenza del gesto

Guino, originario di Girona, fu introdotto molto presto all’arte dell’intaglio dal padre ebanista. Come i suoi predecessori Bourdelle e Pompon, ha acquisito l’abilità dell’artigiano che ha brillantemente combinato con la propria ispirazione. Il precoce sodalizio con artisti riconosciuti con cui collaborò limitò il suo potenziale creativo, che non poteva competere con quello dei suoi illustri datori di lavoro. Eppure Guino mette il suo talento al loro servizio e contribuisce al successo delle loro realizzazioni, a volte, secondo l’uso, senza menzionare la sua partecipazione.

Primo maestro, prime prospettive

Era quindi importante esporre il lavoro personale di Guino per rivelare la sua singolarità che emerge dalle prime sculture. Ciò è evidente nel ritratto di Prudenci Bertranav (1867-1941), suo insegnante di disegno a Girona, lo stesso che gli permise di incontrare Aristide Maillol e di raggiungerlo a Parigi nella primavera del 1910.

Riccardo Guino (1890-1973)
Busto di Prudenci Bertrana (1867-1941)
Intonaco patinato con gommalacca, 1906-1910 circa
A. 45 x L. 42 x P. 29 cm.
Girona, Museo d’Arte

Parigi: grandi speranze

La prima sala della mostra presenta il suo lavoro da studente che conferma la sua padronanza dell’anatomia umana e la bella presenza che emana dai suoi ritratti. Se Maillol gli chiede di venire a Parigi è perché ha riconosciuto le sue capacità e ha bisogno di essere sostenuto. Infatti, il collezionista moscovita Ivan Morozov gli ordinò quattro figure per ornare il suo salone di musica, di cui due devono ancora essere realizzate : Estate e Primavera. È per quest’ultimo e forse anche per Estate che fa appello a Guino.

Guadagnarsi da vivere lavorando per gli altri

Il giovane scultore catalano si trasferisce in rue Daguerre, nel cuore di Montparnasse, e frequenta l’Académie Ranson dove Maillol insegna. Entra così in contatto con i Nabis e in particolare con Maurice Denis che gli affida l’esecuzione di due bassorilievi in ​​stucco dorato (Il Canto e La Danza) basati sui suoi modelli in cera, destinati a collocarsi ai lati della scena del Teatro degli Champs-Élysées.

Scalpellino di Maillol nella plastica Guino

Eulalie Verdier, forse modella all’Académie Ranson, diventa la compagna di Guino mentre Maillol la fa posare per La Primavera. Tuttavia, la sua silhouette slanciata è l’opposto del linguaggio formale sviluppato dalla moglie Clotilde Narcisse: “Ho sempre avuto le gambe corte davanti agli occhi; per questo ho cercato l’armonia delle gambe corte. Se avessi sposato una Parigina con le gambe lunghe, forse avrei ricercato l’armonia delle gambe lunghe”.
D’altronde tutta l’estetica di Guino si sviluppa dalle forme di Eulalie.

Aristide Maillol (1861-1943)
Primavera, 1911
Bronzo antico patinato verde, ghisa Émile Godard 1986
A. 148 x L. 41 x P. 26 cm
Parigi, Museo d’Orsay, in deposito al museo Hyacinthe Rigaud dal 2017

Eulalie, matrice inquietante delle grandi sculture di Guino?

Il Torso senza testa di donna nuda, realizzato da Guino mentre faceva posare Eulalie, lo ha incoraggiato a provare tre grandi formati: Grande Vendangeuse (1913-1914), Grande Bagnante (1915) e infine Grande Maternità (1920). Il periodo della guerra non fu favorevole alla loro accoglienza ma soprattutto il loro successo avrebbe compromesso i progetti mercantili di Ambroise Vollard che preferì che Guino restasse nell’ombra. Nonostante l’alta qualità di questi pezzi, l’operazione di affondamento di Vollard riuscì mentre Eulalie morì nel 1919 di influenza spagnola, modello postumo dell’ultimo tentativo.

Riccardo Guino (1890-1973)
Torso di donna nuda senza testa, prima del 1912
Bronzo con patina verde
A. 38 x L. 18,5 x P. 15,7 cm
Collezione privata Serge Bougourd

La scultura di Renoir o gli intrighi di Vollard…

Vollard era un commerciante così bravo che riuscì a convincere Renoir nel 1913 a produrre il suo dipinto in tre dimensioni avvalendosi di un abile scalpellino. L’artista 72enne soffre di poliartrite. Se continua a dipingere, sarebbe stato incapace di modellare. Viene quindi scelto Guino, che va perfettamente d’accordo con Renoir. Tuttavia, a differenza del lavoro eseguito per i bassorilievi di Maurice Denis a partire da un modello esistente, Guino deve “inventare” le forme tridimensionali, ispirandosi sicuramente all’estetica di Renoir, ma il cambio di tecnica dalla pittura alla scultura richiede la propria creatività, lontana dalle prerogative del scalpellino. Vollard trasse un notevole profitto da questa operazione che si concluse nel 1917: la notorietà del pittore permise di aumentare i prezzi a condizione che il nome di Guino non comparisse mai. È perché Renoir ritenendo che queste sculture, firmate solo con il suo nome, fossero completamente fuori dal suo controllo (Guino non ha quasi bisogno di lui per realizzarle) decise di porre fine a questa “collaborazione”.

Venus Victrix: una vittoria da condividere

Il Giudizio di Paride dipinto da Renoir nel 1908 rappresenta una Venere prosperosa nel momento in cui vince il concorso di bellezza che la contrappone ad Atena ed Era. Senza il talento di Guino, la strana idea di trasformare l’immagine di una Venus Victrix in una scultura nello stile di Renoir sarebbe stata un fiasco. Vollard riuscì quindi sua scommessa, che diede come risultato un corpus di 38 sculture frutto della collaborazione tra Renoir e Guino, firmate solo con il nome del pittore. Sessant’anni dopo, nel 1973, Guino ottenne postumo lo status di coautore del corpus dopo un processo vinto grazie alla perseveranza del figlio. Lo “scalpellino” meritava una parte in questa creazione.

Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) e Riccardo Guino (1890-1973)
Venere Vittoria, 1914
Bronzo, ghisa Alexis Rudier, 1937
Museo delle Belle Arti di Gand

Scolpire per procura?

Questo è il titolo della conferenza tenuta da Emmanuelle Héran durante la mostra “Renoir nel Novecento” alle Galeries nationales du Grand Palais nel 2009, che esplora magistralmente la collaborazione tra Renoir e Guino.
Pascale Picard e Antoinette Le Normand-Romain, curatrici della mostra di Perpignan, continuano l’indagine con acume e finezza introducendoci finalemente all’opera originale di questa artista relegata per troppo tempo al ruolo di semplice esecutore.

Colore della scultura o scultura della pittura?

Se Riccardo Guino realizzò il dipinto di Renoir a tutto tondo, portò anche la policromia nel suo repertorio scultoreo, rinnovando “l’arte di Robbia” come ceramista e realizzando una serie di rilievi ritagliati di profili di bambini in gres o terracotta smaltata con colori vivaci. La testa della madre della Grande Maternità ci permette di comprendere la sua ricerca sui materiali colorati, che l’illuminazione intensa delle opere rende talvolta un po’ troppo luminose.

Riccardo Guino (1890-1973)
Grande Maternità. Testa della madre e mano del bambino, 1920 circa
Terracotta smaltata
A. 29,5 x L. 35 x P. 25 cm
Collezione privata per discendenza

Guino, virtuoso della scultura decorativa

La mostra permette anche di rivelare la facilità con cui Guino passa da una tecnica all’altra, il suo lavoro su materiali molto diversi come gli splendidi bassorilievi in ​​mogano in stile art déco (Baccante, L’Abbondanza, Toeletta di Venere) o quelli in gesso patinato beige del 1935 (Ballerine di fiori, Ballerine di frutta). Quasi dimenticavo il bello mantello da camino intitolato La Donna con il Pavone e tante altre opere offerte per la nostra gioia…

Riccardo Guino (1890-1973)
Baccante o vino, 1920
Bassorilievo in mogano
A. 75,2 x L. 75,2 x P. 3,5 cm
Collezione Pascal e Anne Peultier

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